23 novembre 2016
Storia del caffè espresso, la bevanda più amata dagli italiani
Il caffè espresso è una delle eccellenze che il mondo riconosce al Made in Italy. Come non amare l’oro nero in questa versione corposa e intensa?
Come con arte va preparato, così con arte va bevuto.
Abd el Kader (XVI secolo)
È proprio così: la preparazione del caffè espresso è una vera e propria arte, che va coltivata e tramandata perché non si perda tra i fili del tempo.
La definizione di caffè espresso
Luigi Odello, segretario generale dell’Inei (Istituto Nazionale Espresso Italiano) e presidente dell’Istituto Internazionale Assaggiatori Caffè, definisce l’espresso italiano come “una tazzina con circa 25 millilitri di caffè ornato da una crema consistente e di finissima tessitura, di color nocciola tendente al testa di moro, resa viva da riflessi fulvi. L’aroma deve essere intenso e ricco di note di fiori, frutta, cioccolato e pan tostato. In bocca l’espresso deve essere corposo e vellutato, giustamente amaro e mai astringente”.
Storia del caffè espresso italiano
La versione riconosciuta dai più indica Louis Bernard Babaut come inventore della prima macchina per l’espresso, presentata nel 1855 all’Esposizione Universale di Parigi. Il macchinario ha però un problema: ha il rischio di scoppiare e brucia spesso il caffè.
Qualche decennio più tardi (1884) il torinese Angelo Moriondo brevetta una macchina più innovativa in grado di produrre molte tazzine in serie, ma decide di limitarne l’uso unicamente ai suoi locali. Sono i suoi successori a permettere la vera diffusione dell’espresso in tutta Italia.
Nel 1901 il milanese Luigi Bezzera rivede leggermente il progetto di Moriondo, presentando la macchina alla stampa italiana ed europea. L’interesse è sempre più alto, ma il difficile meccanismo a vapore la rende poco commercializzabile.
L’anno successivo Desiderio Pavoni commercializza la prima macchina verticale con fornello a gas, un prodotto in ottone cromato che diventa da subito un oggetto di design per i caffè che lo utilizzano. Nel 1905 Pier Teresio Arduino inizia a curare sempre più l’estetica, spingendo la diffusione in tutta Italia.
La prima macchina per espresso a pressione arriva nel 1938 con il barista milanese Achille Gaggia, segnando la fine dell’epoca delle macchine a vapore. L’evoluzione successiva arriva nel 1961, quando Carlo Ernesto Valente, fondatore di Faema, viene incontro all’esigenza dei baristi di avere un prodotto più manovrabile. Viene inserita una pompa elettrica per la spinta dell’acqua, creando così la prima macchina moderna per l’espresso.
Curiosi di vedere anche dal vivo tutte queste macchine? Non potete perdere il Museo del Caffè Dersut a Conegliano!